QUOTAZIONI RESIDUE: il valore della stabilità
Cardine della maggior parte dei contratti di vendita di autoveicoli, e oggetto di massima attenzione dei costruttori attraverso le generazioni di ogni modello, ma anche particolare focus di attenzione da parte di chi realizza margine sia sul prodotto auto sia sui servizi connessi, il valore residuo di un’auto è dato dalla differenza tra il valore effettivo che l’auto ha appena immatricolata e quello che ha quando viene rivenduta o smaltita.
Tendenza degli ultimi anni è l’aumento vertiginoso che ha interessato queste quotazioni, analizzato e riportato dal gruppo Analisi di mercato di Quattroruote Professional relativo all’andamento delle quotazioni medie delle auto a tre anni dalla prima immatricolazione, valido per tutti i tipi di alimentazione e anche per i tredici segmenti più rappresentativi.
IL METANO
Se nel confronto fra le alimentazioni a 36 mesi ritroviamo la proiezione di molte nevrosi del mercato del nuovo degli ultimi anni, la discesa di valore più significativa di tutto il mercato è quella registrata delle auto con motori a metano.
Tra i segmenti, le Suv medie, le premium e le grandi sono quelle con le crescite più prolungate, assieme alle berline di piccola taglia.
La novità invece degli ultimi mesi, apparsa già alla fine dell’anno scorso, è rappresentata dai primi segnali di una stabilizzazione delle quotazioni.
La corsa dell’usato sta dunque rallentando? Non è ancora il momento di parlare di arretramento generalizzato dei valori, ma vogliamo comunque precisare che le quotazioni degli analisti di Quattroruote Professional rappresentano una media nazionale che sorvola su variazione di prezzi su base locale, momentanea o simili, orientandosi invece a intercettare l’andamento di lungo termine.
RITORNO ALLA NORMALITÀ?
Vari fattori, come il progressivo ritorno ai normali tempi di consegna del nuovo e quello inaspettato – e circoscritto – di vetture a chilometri zero, fanno tuttavia pensare a molti addetti ai lavori che la fase di discesa non sia estemporanea.
Mentre l’andamento dei valori di alcune tipologie di auto continua a rendere difficili le previsioni, secondo diversi professionisti del settore per il momento le elettriche pure continuano a sfuggire ai normali criteri di valutazione. Molti esemplari di Bev sul mercato da più tempo, finito il periodo di noleggio, abbandonano l’Italia per approdare su mercati più ricettivi verso le auto a batteria.
Per altri modelli invece le società di locazione – sempre al termine dei contratti – si sono viste richiedere il riacquisto da parte del costruttore.
Il mercato sembra quindi essere sensibile soltanto alle Bev di seconda mano più recenti, seguendo una strada diversa rispetto al modello di transizione ecologica imposto negli ultimi anni.
VALORE RESIDUO: SEMPRE UN’ARMA STRATEGICA
Indipendentemente dalle dinamiche descritte, il valore residuo continuerà a rappresentare un’arma strategica sulla quale più soggetti vorranno esercitare un controllo: Case, importatori e distributori faranno infatti dell’usato una delle leve principali per compensare la diminuzione dei margini dei dealer.
L’assunzione di una nuova responsabilità da parte di costruttori e importatori riguardo al mercato dell’usato, con la ristrutturazione dei canali di vendita e la creazione di marchi e spazi specifici, visti i volumi presi in considerazione, contribuirà a sua volta a una regolarizzazione delle quotazioni.
In generale, è difficile trovare un tipo di propulsione che non abbia fatto registrare aumenti del valore residuo inferiori al 10%, ad eccezione delle benzina mild hybrid (Mhev) e plug-in (Phev) che sono arrivate al marzo 2023 con valori medi superiori “solo” di oltre il 9% rispetto a quelli registrati nel maggio 2019.
Gli incrementi maggiori registrati (a parte le già citate eccezioni delle auto elettriche pure e di quelle a metano) si sono comunque concentrati nell’intervallo tra il 2021 e il 2022.
FURGONI E AUTOCARRI
Per quanto riguarda i veicoli commerciali, è interessante esaminare se le dinamiche registrate per i vari tipi di alimentazione delle auto valgono anche per questo settore.
Il paragone è infatti possibile per un numero relativamente ristretto di motorizzazioni, perché per sua stessa natura il veicolo commerciale salendo di taglia, è ancora essenzialmente diesel.
Risultano pochi i mild hybrid a gasolio e quasi inesistenti i plug-in, mentre l’interesse per il benzina puro o per le sue derivazioni elettrificate, altrettanto rare, è decisamente basso.
Ciò non significa che tutte le alimentazioni abbiano conosciuto un incremento del valore residuo nell’arco dei 36 mesi, con un’ulteriore accentuazione nell’intervallo 2022-23.
Per questo settore l’elettrico puro ha visto aumentare le quotazioni mentre il crollo del metano registrato nelle auto non s’è verificato.
Quanto ai segmenti, la crescita dei valori residui è spalmata abbastanza uniformemente su tutte le tipologie, senza particolari differenze di taglia e allestimento. A crescere di meno sono stati i van derivati dalle auto, mentre i furgoni compatti hanno sfiorato il +20%, i medi il +17% e i grandi a ridosso delle 3,5 tonnellate di peso totale, dov’è maggiore l’incidenza di cabinati per allestimento, il +15%.
In collaborazione con Fleet&Business.