Sempre più Case automobilistiche scelgono di produrre vetture ibride plug-in e sempre più persone decidono di comprare questi veicoli in parte a batteria. A spingere i clienti all’acquisto è sicuramente il risparmio economico per il carburante, ma anche l’attenzione alle emissioni, che in queste vetture sono ridotte. Ma se è vero che le emissioni vengono contenute e con esse il consumo di benzina è inferiore, è altrettanto vero che questo vale solo se si percorrono tratti medio-brevi. Perché?
Vi spieghiamo tutto ciò che c’è da sapere per un acquisto consapevole.
La posizione delle Case automobilistiche
Produrre e omologare vetture ibride plug-in, con le loro emissioni ridotte, permette ai costruttori di bilanciare le emissioni prodotte dalle vetture tradizionali omologate e di abbassare così la media sulla quale, in caso di superamento delle emissioni consentite dall’Unione europea, i costruttori devono pagare pesanti sanzioni.
Quando conviene scegliere un’ibrida plug-in
È noto che alle basse emissioni delle vetture ibride plug-in omologate, corrisponde anche un ridotto consumo di benzina – dell’ordine di 1-2 litri/100 km – e che questi valori sono impossibili da raggiungere per le auto a benzina. Questo è il motivo principale che spinge molti a investire una cifra considerevole in un nuovo veicolo, con la prospettiva di risparmiare poi sul pieno. Ma non è tutto oro quello che luccica.
Il consumo nell’uso quotidiano su medio-brevi tratte risulta infatti contenuto, ma nei tratti a lunga percorrenza come le autostrade non è affatto così.
Di fatto la convenienza varia molto a seconda dell’utilizzo che se ne intende fare. Conviene l’acquisto se i percorsi che si intendono fare rimangono all’interno dell’autonomia elettrica e se si ricarica la batteria tutte le notti, al contrario invece non conviene se di frequente si affrontano lunghi viaggi in autostrada perché l’apporto elettrico sarà ridotto e diluito e il consumo di carburante sarà quindi pari a quello di un veicolo tradizionale.