Caro carburanti: le risposte alle domande che ci siamo fatti tutti
Cosa determina l’aumento e la discesa dei prezzi del carburante? Chi ne beneficia? Perché l’aumento è sempre veloce e la discesa sempre lenta? Proviamo a rispondere alle domande che in questi giorni tutti gli italiani si sono fatti guardando il prezzo del carburante al distributore.
Come nasce il prezzo
Andando con ordine, spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, “il mercato petrolifero prende come riferimento l’andamento dei carichi di benzina sul mercato spot, il cosiddetto Platts, che si tramuta in valore al litro e nelle relative variazioni. A questo importo si aggiungono i costi relativi ai trasporti, alle scorte e al margine del gestore, per arrivare al prezzo al netto delle tasse. A quest’ultimo bisogna aggiungere l’accisa per definire l’importo sul quale si calcola l’Iva al 22%, arrivando infine al prezzo alla pompa”.
Tutti i valori citati sono in genere fissi, tranne quello del prezzo del prodotto sui mercati internazionali, soggetto a fluttuazioni, ma nel lungo periodo, secondo Tabarelli, “si compensano, essendo impercettibili quando i prezzi sono stabili (come un anno fa) e molto più evidenti quando i mercati sono turbolenti come adesso”.
Secondo questa interpretazione, dunque, le compagnie petrolifere stanno accumulando guadagni in questa fase, ma hanno perso qualcosa in passato e lo perderanno in futuro, se i cali del costo del greggio continueranno, secondo un andamento ciclico.
L’offerta non soddisfa la domanda
Il vero problema, secondo Tabarelli, sono le petrolifere che “non fanno più investimenti per garantire livelli di produzione adeguati alla domanda, sulla spinta dei politici e di un’opinione pubblica convinta che si potrà fare a meno del petrolio, del gas e del carbone”.
Il problema attuale è che la domanda è alta e continuerà a salire, ma la produzione non sta seguendo e non seguirà lo stesso andamento, creando un gap che influisce negativamente sui prezzi.
I prezzi per il gestore
Chi decide i prezzi del gestore? Il proprietario dell’impianto riceve giorno per giorno aggiornamenti dalla petrolifera circa gli andamenti dei prezzi e, stando a questi, valuta se alzare o diminuire il prezzo. Una cosa importante da sottolineare è che il gestore ha un margine medio di 3,5 centesimi di euro al litro di carburante, quindi che su un rifornimento di 50 euro, nelle sue tasche restano dai 75 ai 90 centesimi lordi.
Gli accordi tra il gestore e la compagnia non prevedono una moratoria sulla riduzione del prezzo, che deve essere applicata subito oppure in un arco temporale fissato al massimo in due-tre giorni: se il gestore non provvede, incorre in sanzioni, che possono arrivare fino al recesso contrattuale. Al contrario, se il gestore non aumenta il prezzo come richiesto, la società petrolifera non interviene.