Abbiamo già parlato dell’interesse da parte del settore automobilistico verso la ricerca di soluzioni alternative all’elettrico, e abbiamo evidenziato le soluzioni più plausibili fino a oggi: biocarburanti, carburanti sintetici e idrogeno.
Queste sono le tre possibilità, ma c’è modo di averle Made in Italy? Unem e Eni dicono di sì.
Unem e Eni per l’e-fuel italiano
Mentre Porche continua il progetto per la realizzazione in Cile di un impianto per la produzione di una specifica categoria di combustibili verdi, in Italia la Unem (Unione Energie per la Mobilità, la ex Unione Petrolifera) ha quasi completato lo studio di fattibilità per la produzione degli stessi e-Fuel del progetto cileno, ma non è la sola.
Sono da tempo operative infatti anche le attività di Eni per la produzione di un’altra categoria di combustibili alternativi, quelli ottenuti dal trattamento di materie prime di origine biologica come rifiuti e scarti agricoli.
Lo studio di Unem
L’analisi delle possibilità e delle varianti per produrre e-fuel in Italia si è conclusa, ma il secondo step, che prevede la realizzazione di un impianto pilota, è quello con più variabili da studiare. Innovhub, in collaborazione con il team Energy&Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, ha infatti il compito di studiare le variabili di natura economica associate alla realizzazione di impianti di produzione in Italia e di analizzare la situazione energetica italiana, in relazione al potenziale sviluppo di un mercato degli e-Fuel.
Dal lato economico la definizione di costi di investimento e di esercizio dell’impianto è stata invece avviata dall’Unem per esplorare possibili fonti di finanziamento in ambito nazionale ed europeo, nella convinzione che la “decarbonizzazione dei trasporti, in tutte le sue forme” passi “per i nuovi carburanti liquidi a basso o nullo contenuto di carbonio, su cui l’industria sta lavorando da tempo, e tra questi rientrano a tutti gli effetti anche gli e-fuels, ossia carburanti sintetici ottenuti dalla combinazione di idrogeno e CO2”.
l’Italia sarà quindi presto in grado di produrre carburanti alternativi senza doverli importare? Sembrerebbe solo una questione di tempo.